Preso un altro pusherino: aveva dosi di crack e cocaina da destinare al mercato della morte

I poliziotti di Volanti e Squadra Mobile di Messina hanno proceduto ieri all’arresto di un ventenne messinese, ritenuto responsabile del reato di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e crack.

Al personale in servizio non è sfuggita l’attività di spaccio posta in essere nell’abitazione in uso al ventenne, sita nel villaggio Santa Lucia Sopra Contesse. Attività confermata quando gli agenti hanno sottoposto a controllo un individuo uscito dall’appartamento, trovato in possesso di due dosi di droga che lo stesso ha ammesso di avere appena acquistato e che le analisi del locale Gabinetto di Polizia Scientifica hanno appurato contenere rispettivamente cocaina e crack.

La successiva perquisizione domiciliare a carico del ventenne ha portato al rinvenimento di evidenti tracce di sostanza stupefacente del tipo cocaina nel lavello del lavandino, all’interno di un porta cd e su un bilancino di precisione che il reo nascondeva negli slip.

Rinvenuta e sequestrata altresì la somma di 910 euro, nascosta dietro i fornelli della cucina e verosimile provento di spaccio, nonché materiale idoneo al confezionamento delle singole dosi.

L’accurata perquisizione eseguita dai poliziotti ha permesso, inoltre, di rilevare la presenza di un impianto di videosorveglianza completo di telecamere posizionate lungo il perimetro della casa, utile, con ogni probabilità, a monitorare l’ingresso in abitazione ed eventuali controlli delle Forze dell’Ordine.

Il ventenne, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, è stato sottoposto agli arresti domiciliari in attesa di giudizio direttissimo.

Il soggetto sorpreso ad acquistare cocaina e crack è stato segnalato all’Autorità Amministrativa competente.

COVID: POSITIVO CONSIGLIERE REGIONALE

Il Covid blocca ancora i lavori dell’Assemblea regionale Siciliana. Dopo l’episodio avvenuto a marzo nel corso dell’esame della finanziaria regionale, questa volta è il capogruppo M5S Giovanni Di Caro ad essere risultato positivo al test rapido, facendo scattare le procedure di sicurezza sanitaria e la sospensione in via precauzionale dell’attività parlamentare.


La seduta d’aula convocata oggi alle 17, che prevedeva la discussione di diversi disegni di legge e la votazione degli ultimi articoli del ddl sull’edilizia, è stata rinviata a mercoledì prossimo alle 16. Ferma fino al 7 luglio anche l’attività delle commissioni parlamentari.

PUSHERINO IN MANETTE: COCAINA E CRACK PRONTI PER IL “MERCATO DELLA MORTE”

La Polizia di Stato ha tratto in arresto il pregiudicato catanese V.S. nato nel 1977, perché ritenuto responsabile del reato di detenzione ai fini di spaccio di crack e cocaina.



Nella mattina del 28 Giugno i “Falchi” della Squadra Mobile hanno avviato una attività investigativa per rintracciare colui che riforniva un nota piazza di spaccio all’interno di San Cristoforo. L’attenzione si è quindi concentrata su un appartamento in uso a un pluripregiudicato per reati contro il patrimonio che non aveva però mai avuto problemi con la giustizia relativi al traffico di sostanze stupefacenti.

Sono stati predisposti diversi servizi di appostamento che hanno consentito di approfittare di un momento propizio durante il quale il quarantaquattrenne S.V. è uscito dall’abitazione nella quale convive con l’anziana madre. Si è quindi deciso di bloccarlo per effettuare un controllo di Polizia: l’eccessivo nervosismo manifestato ha immediatamente fatto intuire che il sospetto era fondato.

Si è quindi proceduto a effettuare una perquisizione domiciliare che ha permesso di rinvenire 14 “toppe” di crack e cocaina, alcune confezionate sottovuoto, e suddivise in varie pesature per un peso complessivo di 350 grammi.

E’ stato anche sequestrato un appunto di contabilità in cui era dettagliatamente riportata la quantità di toppe consegnata durante la giornata.

Nel gergo criminale con il termine “toppa” gli spacciatori si riferiscono al maggior quantitativo di stupefacente custodito, in attesa di confezionare le singole dosi.

S.V. è stato, quindi, tratto in arresto e sottoposto agli arresti domiciliari in attesa dell’udienza per direttissima

La gendarmeria francese trova e arresta la spettatrice che ha causato l’incidente al Tour de France

https://youtu.be/6DB-s7zhusg


Gli organizzatori della gara dopo poche ore dal terribile incidente di sabato scorso avevano minacciato azioni legali. La polizia francese come atto dovuto aveva aperto un’inchiesta, avviando la ricerca del colpevole.

Dopo aver fatto un appello ai tifosi presenti nel tratto di strada dove la donna ha causato la maxi caduta, sono stati i testimoni a dare maggiori delucidazioni e indizi per dare vita ad una caccia …alla donna. E le ricerche hanno dato i frutti sperati. La donna è stata identificata ed è ora sotto custodia della polizia a Landerneau, accusata di lesioni involontarie e rischia una multa di 1.500 euro.

L’incidente è avvenuto ai – 45 km della prima tappa da Brest a Landerneau, dove la spettatrice in questione era in piedi sul lato destro della strada e reggeva un cartello con la scritta “Allez Opi-Omi” (un vezzeggiativo tedesco per nonni).



Lo spettatore aveva voltato le spalle al gruppo e il cartello sporgeva sulla strada all’altezza causando la collisione con il manubrio di Tony Martin (Jumbo-Visma), provocando una maxicaduta .

Jasha Sütterlin (Team DSM) è stato portato in ospedale con una mano ferita, mentre Marc Soler (Movistar) ha terminato la tappa ma ha abbandonato il Tour la mattina successiva dopo che i risultati radiologici avevano evidenziato fratture a entrambe le braccia. Altri otto corridori sono stati visitati dal medico di gara e molti altri hanno riportato lievi ferite.

Gli organizzatori della gara hanno quindi minacciato di citare in giudizio la colpevole, con il vicedirettore Pierre-Yves Thouault che ha dichiarato: “Stiamo facendo questo in modo che una piccola minoranza di persone non rovini lo spettacolo per tutti”.




Lunedì, il dipartimento di polizia della regione del Finistère ha avviato un’indagine giudiziaria e ha pubblicato una richiesta di testimoni in un post su Facebook.

Secondo L’Equipe, l’accusa di lesioni involontarie causate dalla mancanza di prudenza comporterebbe una multa di 1.500 euro, a condizione che le lesioni subite dalle persone colpite non comportino più di tre mesi di incapacità.

Tuttavia, le conseguenze potrebbero essere più gravi se i singoli ciclisti scelgono di agire penalmente. Soler ha già suggerito che potrebbe cercare di citare in giudizio la donna

IN QUESTURA, LA FIRMA DI UN PROTOCOLLO CHE AVVICINERÀ I GIOVANI STUDENTI PALERMITANI ALLA PRATICA SPORTIVA ED AI VALORI DELLA LEGALITA’

IN QUESTURA, LA FIRMA DI UN PROTOCOLLO CHE, ATTRAVERSO LA QUARTO SAVONA QUINDICI E LE FIAMME ORO DELLA POLIZIA DI STATO, AVVICINERA’ I GIOVANI STUDENTI PALERMITANI ALLA PRATICA SPORTIVA ED AI VALORI DELLA LEGALITA’



Stamani, nell’aula “Corona”, all’interno della caserma “Pietro Lungaro”, si è proceduto alla firma di un protocollo d’intesa che, a partire dalle prossime settimane, agevolerà la pratica sportiva degli studenti palermitani, anche di quelli provenienti da quartieri disagiati ed allo stesso tempo faciliterà negli stessi ambienti la veicolazione di valori di legalità.

Per chi creda nello storico connubio sport / legalità, l’elenco degli attori firmatari del protocollo e dei rispettivi enti è già ampia garanzia di credibilità: il Questore di Palermo, dr. Leopoldo Laricchia, la signora Concetta Mauro Martinez Montinaro, presidente dell’Associazione Quarto Savona Quindici, il Dirigente Superiore della Polizia di Stato, dr. Francesco Montini, Presidente Nazionale dei Gruppi Sportivi Fiamme Oro della Polizia di Stato ed il Dr. Angelo Cito, Presidente della Federazione Italiana Taekwondo. Il protocollo consentirà di derogare ai limiti d’età, di 12 e 17 anni, attualmente vigenti, per chi desideri praticare la nobile arte marziale coreana del Taekwondo, mediante il tesseramento alla locale Sezione Giovanile Fiamme Oro affiliata alla Federazione Italiana Taekwondo.

Sport e legalità, non soltanto sono due facce della stessa medaglia, ma sono due prospettive attraverso cui guardare al futuro con ottimismo: la Quarto Savona Quindici e la sua fondatrice Concetta Mauro Martinez Montinaro, nella sua instancabile testimonianza di memoria, attraverso un percorso itinerante nelle scuole palermitane, ha raccolto il bisogno di socializzazione e di sport, proveniente soprattutto dai giovani che vivono un disagio sociale oltre che economico. E’ stato questo l’input che ha condotto gli enti firmatari a ritenere giusto concedere una deroga che agevoli l’accesso e la permanenza dei giovani studenti nell’ambito dei gruppi sportivi della Polizia di Stato.

L’essenza dell’iniziativa è quella, quindi, di diffondere, attraverso lo sport, quel “contagio di legalità” che serva a sottrarre fette sempre più ampie di giovani generazioni alla malavita e che, in modo progressivamente più incisivo e penetrante, in tutti gli strati della società palermitana, produca gli anticorpi alla mafia.

Truffa ai danni dell’Inps: 3 arresti

Un medico legale e un funzionario amministrativo dell’Inps, insieme a un dipendente di un patronato Caf (Centro assistenza fiscale), avevano messo in piedi un sistema per truffare lo Stato attraverso il riconoscimento dell’invalidità totale, anche senza visita medica, in cambio di denaro.

Al termine dell’indagine svolta dagli agenti della Squadra mobile e della Guardia di finanza di Foggia, i tre uomini sono stati arrestati e dovranno rispondere dei reati di corruzione per l’esercizio della funzione, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falso ideologico e materiale, truffa ai danni dell’Inps.

Tutto ruotava intorno alla figura del medico legale, che sfruttava la sua funzione di componente della commissione di riconoscimento delle invalidità presso la sede Inps di Foggia, mentre gli altri due arrestati avevano il ruolo di procacciatori di clienti e intermediari.

In cambio di denaro o altre utilità ricevuti da altre persone attualmente indagate in stato di libertà, i tre riuscivano a far ottenere l’invalidità totale necessaria per ottenere pensioni o altri emolumenti da parte dello Stato, oppure il passaggio di categoria da invalidità sottoposta a revisione periodica a invalidità permanente.

L’attività investigativa è stata avviata nell’estate 2019, dopo l’incendio, risultato poi doloso, dell’auto di una dottoressa che collaborava con l’Inps.

Dalle successive intercettazioni telefoniche emerse l’esistenza, nella locale sede Inps, di pratiche illegali che coinvolgevano le tre persone arrestate.

Diversi gli episodi di corruzione accertati dagli investigatori; una donna ha consegnato mille euro al medico dell’Inps e un telefono di ultima generazione di pari valore al fine di ottenere il riconoscimento dell’invalidità totale.

Un’altra donna, un avvocato di Foggia, ha promesso 3mila euro, versandone 1.700 come anticipo al medico e ai due intermediari, per ottenere il transito dello stato di invalidità del proprio genitore, da revisione periodica a permanente.

In un altro caso sempre lo stesso medico, al fine di favorire un imprenditore del settore balneare del comune di Manfredonia, ha attestato falsamente l’idoneità di sette dipendenti, redigendo falsi certificati predatati, senza averli visitati.

Infine è risultato che, sempre lo stesso medico, attestava falsamente la sua presenza in ufficio, pur percependo il relativo stipendio.

Sorpresi a rubare all’interno di un lido balneare: arrestati due ladruncoli




Ieri pomeriggio, nell’ambito dei servizi di controllo del territorio, i Carabinieri della Stazione di Terme Vigliatore e della Sezione Radiomobile della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto hanno arrestato, in flagranza di reato, il 51enne B.R. ed il 27enne P.M., già noti alle forze dell’ordine, in quanto ritenuti responsabili del reato di furto aggravato in concorso.
I Carabinieri, nel transitare in località Marchesana del Comune di Terme Vigliatore, insospettiti dalla presenza di un’autovettura parcheggiata nelle immediate vicinanze di un lido balneare in fase di liquidazione fallimentare, hanno ritenuto di effettuare un accurato controllo. Constatato che le porte di accesso presentavano segni di effrazione, i militari dell’Arma sono entrati all’interno del lido, sorprendendo due uomini che, alla loro vista, tentavano la fuga ma, dopo un breve inseguimento a piedi protrattosi nella vicina zona costiera, sono stati raggiunti e bloccati dai Carabinieri. All’esito delle verifiche effettuate sullo stato dei luoghi, i militari dell’Arma hanno accertato che, i due individui, dopo aver forzato le porte di accesso, si erano furtivamente introdotti all’interno dei locali del lido ed avevano già smontato e accatastato, per il successivo trasporto, svariata attrezzatura industriale da ristorazione.
La refurtiva è stata riconsegnata al legittimo proprietario mentre gli attrezzi utilizzati per compiere le effrazioni e lo smontaggio dell’attrezzatura sono stati sottoposti a sequestro.
B.R. e P.M. sono stati arrestati, in flagranza di reato, per furto aggravato in concorso ed al termine delle formalità di rito, come disposto dal Sostituto Procuratore di turno, della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, sono stati accompagnati presso le proprie abitazioni in regime degli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida.

58 Anni fa, fu l’inferno a Ciaculli: morirono 7 servitori dello Stato

La strage di Ciaculli è una ferita lunga cinquantasei anni dove morirono il 30 giugno del 1963 con il Tenente dell’Arma Mario MALAUSA, il Maresciallo Capo Calogero VACCARO, il Carabiniere Eugenio ALTOMARE, il Carabiniere Marino FARDELLI, il Maresciallo della Polizia Silvio CORRAO, il Maresciallo dell’Esercito Pasquale NUCCIO e il Soldato Giorgio CIACCI.


Le cronache di quel giorno di 56 anni fa raccontano che, nel pomeriggio del 30 giugno, nella zona di Ciaculli una Giulietta Alfa Romeo imbottita di tritolo e parcheggiata nei pressi dell’abitazione di un parente del boss mafioso Salvatore Greco esplose provocando la morte di sette tra carabinieri, poliziotti ed artificieri dell’Esercito.

“PUSHERINO” ANSIOSO CON COCAINA IN CUCINA: ARRESTATO

I Carabinieri della Stazione di Scordia, coadiuvati dai colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno arrestato un 36enne del posto perché responsabile di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I militari erano impegnati in un controllo dinamico in una zona periferica del territorio del comune di Scordia quando, in via Sandro Pertini, hanno imposto l’alt ad un uomo che stava transitando a bordo di una Nissa Qashqai di colore bianco.
L’uomo, in evidente imbarazzo e su invito dei militari, ha spontaneamente consegnato una dose di cocaina, già confezionata, che teneva occultata nell’aletta parasole dell’autovettura ma successivamente su loro invito, visto il perdurante stato d’ansia che manifestava in maniera evidente, ha dovuto seguirli fino alla sua abitazione per effettuare una perquisizione domiciliare.
Quando ha visto i militari dirigersi verso la cucina, nonostante avesse prima loro dichiarato di non possedere nulla, l’uomo ha così estratto un involucro nascosto sotto il contenitore delle posate dal cui interno i militari hanno estratto altre 32 dosi di cocaina, quindi, proseguendo ancora nelle ricerche, hanno rinvenuto anche due bilancini di precisione ed il materiale necessario per il confezionamento della droga al minuto.
La ricerca, poi estesa in camera da letto, ha consentito ai militari di trovare all’interno delle tasche di un giubbotto la somma di 2100 euro della quale l’uomo, disoccupato, non ha ovviamente saputo dare giustificazione del possesso.
L’uomo è stato posto agli arresti domiciliari in attesa delle determinazioni dell’Autorità Giudiziaria. (g/t)

“PUSHERINO” ARROTONDA “CURRIEDITU”

Scambiato per rapinatore il pusher con il reddito di cittadinanza: arrestato


I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Acireale, in Viagrande, hanno arrestato nella flagranza un 49enne di Catania per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Nel corso di un servizio per la prevenzione dei reati in genere l’equipaggio di una pattuglia aveva notato l’uomo che, stranamente, si era soffermato nei pressi del locale ufficio postale, come se fosse in attesa di qualcuno.
L’atteggiamento dell’uomo aveva insospettito i militari che, presupponendo che stesse per compiervi un assalto, hanno deciso di seguirne le mosse salvo dopo qualche minuto procedere al suo controllo.
L’uomo, un pregiudicato, è rimasto a dir poco sorpreso dell’ordine dei militari a fornire le generalità ma soprattutto, a causa del turbamento emotivo generatogli dal casuale controllo, non è riuscito neanche a dare una spiegazione sulla sua presenza in quel luogo.
Ovvia, pertanto, la sua perquisizione personale che ha inaspettatamente consentito ai militari di trovare, occultata sotto la maglietta, una busta di plastica contenente 200 grammi di marijuana e la somma di 340 euro.
Alle contestazioni dei militari l’uomo ha candidamente risposto d’aver trovato poco prima in terra la busta e che, di lì a poco, si sarebbe recato presso la locale Stazione dei Carabinieri per consegnarla.
La fantasiosa ricostruzione dell’accaduto veniva così assunta dai militari che, per nulla convinti, lo hanno poi posto agli arresti domiciliari presso l’abitazione viagrandese della madre, come ordinato dal magistrato di turno.
Il giudice poi, in udienza, ha convalidato l’arresto dell’uomo diponendo la sospensione dell’erogazione del reddito di cittadinanza di cui l’uomo da tempo ormai fruiva