#Gocce di Vangelo odierno del 30 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,27-31a

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

“Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”

Nel vangelo odierno leggiamo le parole dette da Gesù prima del sacrificio della Croce. Sulla Croce, con la sua morte vinse la morte e la paura e riscattò, con la sua sofferenza, i nostri peccati. Non ci da la pace «come la dà il mondo» (cf. Gv 14,27), ma lo fà attraverso il dolore e l’umiliazione: così dimostrò il suo amore misericordioso all’essere umano.
Durante la nostra vita è inevitabile la sofferenza, a partire dal giorno in cui il peccato è entrato nel mondo. Alcune volte si tratta di dolore fisico, altre di quello morale, in altre occasioni si tratta di un dolore spirituale…, e per tutti arriva la morte. Dio però, nel suo amore infinito, ci ha dato il rimedio per avere pace nel dolore. Lui ha accettato di “andarsene” da questo mondo con una “uscita” sofferente e avvolta di serenità.
Salendo verso il Padre, lui tornerà mediante lo Spirito che ci manderà (cf Gv 20,22). Senza il ritorno verso il Padre non potrà stare con noi mediante lo Spirito.
Gesù aveva terminato l’ultima conversazione con i discepoli. Il principe di questo mondo vorrà imporsi sul destino di Gesù. Gesù morirà. In realtà, il Principe, il tentatore, il diavolo, non può nulla contro Gesù. Il mondo saprà che Gesù ama il Padre. Questa è la grande testimonianza di Gesù che può spingere il mondo a credere in lui. Nell’annuncio della Buona Novella non si tratta di divulgare una dottrina, né di imporre un diritto canonico, né di unire tutti in una organizzazione. Si tratta, anzi tutto, di vivere e di irradiare ciò che l’essere umano desidera e che ha di più profondo nel suo cuore: l’amore. Senza questo, la dottrina, il diritto, la celebrazione sono: il niente.

#Gocce di Vangelo odierno del 29 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

«Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»

Il vangelo odierno mostra la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che i poveri di spirito trovassero in lui riposo e pace.
I sapienti di questo mondo, che da sempre hanno e giudicano tutto a partire dalla loro propria scienza, non sono capaci di capire la predicazione di Gesù (Mt 11,25), solo i piccoli lo capiscono ed accettano il Suo messaggio.
Solo i piccoli capiscono ed accettano la Buona Novella del regno. Gesù rivolge al Padre una preghiera: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te!” I sapienti, i dottori di quell’epoca, avevano creato una serie di leggi che imponevano alla gente in nome di Dio. Loro pensavano che Dio esigeva dalla gente queste osservanze. Ma la legge dell’amore, portata da Gesù, diceva il contrario. Ciò che importa non è quello che noi facciamo per Dio, bensì ciò che Dio, nel suo grande amore, fa per noi! La gente capiva le parole di Gesù e si riempiva di gioia. I sapienti pensavano che Gesù non aveva ragione. Non potevano capire questo insegnamento che modificava il rapporto della gente con Dio.
Gesù invita tutti coloro che sono stanchi a trovare in lui riposo. E’ la gente che vive stanca sotto il peso delle imposizioni e delle osservanze, della sottomissione alle liturgie inventate dagli uomini esigono. E dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte questa frase è stata manipolata per chiedere alla gente di essere sottomessa, passiva. Ciò che Gesù vuol dire è il contrario. Chiede alla gente di cominciare ad imparare da Lui, da Gesù, che è “mite ed umile di cuore”. Gesù non fa come gli scribi che si esaltano nella loro scienza, ma è come la gente che vive umiliata e sfruttata. Gesù, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che succede nel cuore della gente e ciò che la gente soffre.
Gesù ti conosce nelle profondità, sa le tue sofferenze e le tue preoccupazioni; affidati a Lui e il tuo giogo sarà dolce e soave.

#Gocce di Vangelo odierno del 27 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,7-14

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

“chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste”

Nel Vangelo odierno Gesù ci spiega la profonda intimità reciproca che esiste tra Lui e il Padre: «Io sono nel Padre e il Padre è in me» (Gv 14,11). Quello che Gesù dice e fa trova la sua origine nel Padre, e il Padre si manifesta pienamente in Gesù. Tutto quello che il Padre desidera dirci lo si trova nelle parole e negli atti del Figlio. Tutto ciò che Lui desidera adempiere in beneficio nostro, lo compie per suo Figlio. Credere nel Figlio ci permette di «presentarci… al Padre» (Ef 2,18).
La fede umile e fedele in Gesù, la scelta di seguirLo ed ubbidirlo giorno dopo giorno ci mette in contatto reale con lo stesso mistero di Dio, e ci fa beneficiari di tutte le ricchezze della Sua benevolenza e misericordia. Questa fede permette al Padre di portare avanti, attraverso noi, l’azione della grazia che cominciò con Suo Figlio; «Chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio» (Gv 14,12).

Al via il progetto “Il canto degli uccelli”. Misilmeri c’è

Un’ attività di studio, di scoperta e di valorizzazione dei luoghi dove natura, animali e uomini coesistono in rispettosi equilibrio. Si è già svolto a Ficuzza, in località Base Lupo, il primo incontro denominato “radio natura: sintonizza il tuo orecchio sulla frequenza del canto degli uccelli” diretto da Letizia Campioni, ricercatrice in ecologia e comportamento degli uccelli, dell’ associazione Ornis Italica, finanziato dall’Asab, associazione per lo studio del comportamento animale e patrocinato dal Centro Italiano per gli Studi Ornitologici, e dall’ associazione ARDEA. Scopo delle attività è avvicinare i  ragazzi dagli 11 ai 16 anni alla natura con l’ osservazione ed il riconoscimento del canto degli uccelli. La natura viene considerata come una radio che trasmette continuamente suoni, rumori e canti a cui siamo sempre meno abituati. Coinvolta l’ associazione Scout d’Europa FSE presente su tutto il territorio nazionale con gli esploratori del gruppo Ragusa 3, Palermo 2, ed esploratori e guide di Misilmeri 1. Giochi di osservazione che prevedono l’ uso del binocolo per identificare una serie di uccelli in legno, posizionati nel bosco che riproducevano fedelmente le specie vere e così i ragazzi hanno imparato ad usare correttamente il binocolo ed hanno familiarizzato con i nomi e le caratteristiche di uccelli come la cinciallegra, il pettirosso, la ghiandaia, la civetta etc. Le attività hanno poi visto gli esploratori e le guide coinvolti in una vera e propria gara di ascolto e riconoscimento del canto del cuculo, allocco, upupa e di alcuni rapaci notturni presenti nella zona. Inoltre, hanno imparato a riconoscere le piume di alcune specie di uccelli e le borre dei rapaci (resti di ossa e peli non digeriti).

“Il progetto RADIO NATURA – spiega Letizia Campione – è nato dal’idea di far vivere ai ragazzi la natura a 360 gradi. Riscoprendo non solo i suoi colori e profumi ma anche dei suoi suoni. E gli uccelli con i loro canti melodiosi e richiami primaverili sono perfetti per stringere questo legame. Speriamo che il progetto possa ricevere altri fInanziamenti per dare la possibilità ad un numero maggiore di ragazzi  e ragazze scout e associazioni di vivere questa esperienza”.

L’ organizzazione e logistica dell’ evento sono stata curate dalla scout misilmerese Patrizia Ingrassia. Si replicherà il 4 e 5 maggio.

#Gocce di Vangelo odierno del 22 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l’abbiano in abbondanza».

“Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”

Nel vangelo odierno Gesù è presentato come il buon Pastore, la porta.
Per le pecore la porta del recinto è ciò che permette loro di accedere ad un ambiente sicuro contro i pericoli, dove poter riposare; e poi, di poter uscire per andare a pascolare.
Gesù è dunque una “porta” che mette in comunicazione diversi “ambienti”. Vi è qui una immagine profonda per la nostra vita. Gesù è colui che ci fa accedere “all’ambiente divino”, cioè alla comunione con Dio, dunque alla salvezza. Gesù è “il varco”, la via di accesso al Padre, ci dirà più avanti: l’unico mediatore tra Dio e gli uomini.
Il buon pastore dà la sua vita per le sue pecore. Realmente lo fece, la sua vita fu il pegno del nostro riscatto, con la sua vita comprò la nostra; grazie a questa decisione, noi siamo stati riscattati; «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo» (Gv 10,9). Gesù porta il suo amore fino all’estremo, fino al punto di dare la propria vita e il tutto! per salvare noi, tutta l’umanità. Lui che ci dà la grazia di uscire da noi stessi, dalle nostre chiusure, dalle nostre gabbie – vizi, rancori, atteggiamenti mondani e infantili -, dal nostro ripiegamento su noi stessi. Lui ci insegna ad amare e ci dà la grazia di amare.
Tra le parole di Gesù vorrei suggerire un approfondimento su queste: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (Gv 10,14), a maggior ragione, «le pecore ascoltano la sua voce (…) lo seguono, perché conoscono la sua voce» (Gv 10,3-4). E’ vero che Gesù ci conosce, ma possiamo dire noi che Lo conosciamo sufficentemente, che Lo amiamo e corrispondiamo come dovremmo?.

#Gocce di Vangelo odierno del 20 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

«Volete andarvene anche voi?
Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna ……….. tu sei il Santo di Dio»

Il vangelo odierno ci fa capire che senza ricevere la rivelazione dello Spirito Santo non possiamo comprendere ciò che Dio ci comunica con la Sua Parola. Per alcuni, il suo linguaggio è troppo duro, incomprensibile per le loro menti chiuse alla Parola salvifica del Signore, ecco perché: «Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (Gv 6,66). E lo stesso l’evangelista ci dà un indizio per capire l’atteggiamento di queste persone: non credevano, non erano disposte ad accettare gli insegnamenti di Gesù. Ma Gesù aveva un obiettivo e cioè quello di mostrare le esigenze della fede e la necessità di un impegno serio con Lui e con la Sua proposta.
Dinanzi alla crisi prodotta dalle sue parole e dai suoi gesti, Gesù si gira verso i suoi amici più intimi, qui rappresentati dai Dodici e dice: “Forse anche voi volete andarvene?” Per Gesù non è questione di avere tanta gente dietro a lui. Né cambia il discorso quando il messaggio non piace. Parla per rivelare il Padre e non per far piacere a chi che sia. Preferisce rimanere da solo, e non essere accompagnato da persone che non si impegnano con il progetto del Padre. La risposta di Pietro è bella: “Da chi andremo! Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio!” Pur senza capire tutto, Pietro accetta Gesù Messia e crede in lui. Nel nome del gruppo professa la sua fede nel pane spezzato e nella parola. Gesù è la parola ed il pane che saziano il nuovo popolo di Dio (Dt 8,3).

Al Traina arriva l’ Europa e Misilmeri diventa vetrina culturale

Dal 15 al 19 Aprile, la D.D.S. Traina ha accolto circa 40 studenti e insegnanti provenienti dalla Scuola Notre Dame du Sacre Coeur di Concarneau (Francia) e dalla Základní škola di Hradec Králové (Repubblica Ceca).
Tra danze e musiche tradizionali, presentazioni dei rispettivi territori, laboratori di cucina siciliana,  incontri con astronomi e autorità locali, esperimenti scientifici e giochi interattivi, sessioni di coding e di body percussion….il tempo trascorso insieme alle delegazioni straniere è volato e ci ha regalato emozioni uniche.
E’ stata un’esperienza indimenticabile: abbiamo avuto l’opportunità di condividere le nostre tradizioni, la nostra cultura e il nostro modo di vivere, di studiare e di giocare con i nostri nuovi amici Europei. Siamo stati fieri nel mostrare loro la bellezza della nostra isola, la ricchezza della nostra storia e la deliziosa cucina siciliana.
Siamo certi che avere trascorso del tempo insieme a  persone provenienti da luoghi e da culture diverse stimolerà la crescita personale e le competenze interculturali dei nostri alunni e del personale scolastico tutto.
La collaborazione con queste scuole continuerà sicuramente negli anni a venire, nel quadro del nostro Accreditamento Erasmus+.

#Gocce di Vangelo odierno del 19 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,52-59

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”

Nel Vangelo odierno Gesù fa dichiarazioni capitali quali:
si deve mangiare la carne del Figlio dell’uomo e bere il suo sangue;
se non si fà la Comunione non si può aver vita;
questa vita è la vita eterna ed è condizione per la risurrezione (cf. Gv 6,53.58). Non vi è nient’altro nel Vangelo che sia così chiaro, così evidente e definitivo come queste affermazioni di Gesù; l’Eucaristia è un dono troppo grande per ammettere ambiguità e diminuzioni.
“Mangiare per vivere”: mangiare la carne del Figlio dell’uomo per vivere come il Figlio dell’uomo. Questo mangiare si chiama “comunione”. Si tratta di un “mangiare”, e diciamo “mangiare” affinché rimanga chiara la necessità dell’assimilazione, dell’identificazione con Gesù. Si comunica per mantenere la unione: per pensare come Lui, per parlare come Lui, per amare come Lui.
La Chiesa vive dell’Eucaristia. Con L’Eucaristia é Dio stesso che scende fino al cuore dell’uomo per stabilire una misteriosa relazione d’amore. E da lì si costruisce la Chiesa e prende parte nel dinamismo apostolico ed ecclesiale dell’Eucaristia.
Noi cristiani dovremo rivedere la nostra fedeltà al fatto eucaristico, così come Gesù lo ha rivelato e la Chiesa ce lo propone. Dobbiamo rivivere la “tenerezza” verso l’Eucaristia, e a partire dall’Eucaristia gli uomini ci appariranno sacri, così come sono. E li serviremo con una rinnovata tenerezza.

#Gocce di Vangelo odierno del 18 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,44-51

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»

Nel Vangelo odierno Gesù si identifica come fonte di salvezza, l’unico cibo per la vita: «Io sono il pane della vita» (Gv 6,48).
Gesù non è un alimento che assimiliamo in noi, bensì ci assimila. Lui ci fa avere fame di Dio, sete di ascoltare la sua Parola, che è gioia e allegria del cuore. L’Eucaristia è l’anticipo della gloria celeste.
La comunione con l’Eucarestia, ci deve fondere con tutto quello che scende dal cielo, ossia, a chiedere, a ricevere e assumere la nostra vera condizione: siamo fatti per Dio e solo Lui sazia pienamente il nostro spirito.
Però questo pane vivo non solo ci farà vivere un giorno, oltre alla morte fisica, bensì ci è dato ora «per la vita del mondo» (Gv 6,51). Il proposito del Padre, che non ci ha creato per morire, è legato alla fede e all’amore. Vuole una risposta attuale, libera e personale alla sua iniziativa. Ogni volta che mangiamo di questo pane, addentriamoci nell’amore stesso; spesso pensiamo di conoscere le cose di Dio, in realtà, non le conosciamo. Se fossimo veramente aperti e fedeli a Dio, sentiremmo dentro di noi lo slancio di Dio che ci attira verso Gesù
Gesù termina dicendo: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.” Invece della manna e dell’agnello pasquale del primo esodo, siamo invitati a mangiare la nuova manna ed il nuovo agnello pasquale che si immolò sulla Croce per la vita di tutti.
Il mondo è ancora bello perché c’è chi continua ad amarlo fino all’estremo, perché esiste questo Sacrificio del quale si beneficiano persino quelli che lo ignorano.

#Gocce di Vangelo odierno del 17 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

“Questa è la volontà del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna”

Nel Vangelo odierno Gesù parla del cibo per la vita eterna.
Ma di quale cibo si tratta?
L a gente chiede: “Signore dacci sempre questo pane!” (Gv 6,34). Pensavano che Gesù stesse parlando di un pane particolare. Per questo, in modo interessato, la gente chiede: “Dacci sempre questo pane!”, non si rendono conto che Gesù non stava parlando del pane materiale. Per questo, Gesù risponde molto chiaramente: “Io sono il pane della vita! Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Mangiare il pane del cielo è lo stesso che credere in Gesù. E’ credere che lui è venuto dal cielo come rivelazione del Padre. E’ accettare il cammino che lui ha insegnato. Ma la gente pur vedendo Gesù, non crede in lui. Gesù si rende conto della mancanza di fede e dice: “Voi mi avete visto e non credete”. Questo è il cibo che la gente deve cercare: fare la volontà del Padre del cielo. E questo è il pane che alimenta la persona nella vita e le dà vita. Qui comincia la vita eterna, vita che è più forte della morte! Se fossimo veramente disposti a fare la volontà del Padre, non avremmo difficoltà a riconoscere il Padre presente in Gesù.