#Gocce di Vangelo odierno del 31 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

«Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?»

Il Vangelo odierno ci fa vedere Gesù di Nazareth che ritornando nel suo paese dove era cresciuto, meraviglia coloro che lo avevano conosciuto. Il sabato è il giorno dedicato al Signore ed i giudei si riuniscono per ascoltare la Parola di Dio. Gesù va ogni sabato alla sinagoga e lì insegna, non come gli scribi ed i farisei, ma come chi ha autorità (cf.Mc 1,22).
Gesù, invece, si presenta loro come un uomo normale. La famiglia di Gesù è davvero normale, né ricca né indigente.
Gli riconoscono certamente una notevole sapienza e una rilevante capacità taumaturgica, ma la vera questione è che essi non possono accettare che egli parli con autorità sulla loro vita e sui loro comportamenti. Ecco perché la meraviglia si trasforma subito in scandalo. “Si scandalizzavano di lui”, aggiunge l’evangelista.
Una cosa sola non riuscirono a sopportare: che un uomo come lui, che tutti conoscevano benissimo, potesse però avere autorità su di loro, ossia che pretendesse in nome di Dio un cambiamento della loro vita, del loro cuore, dei loro sentimenti. Tutto ciò non potevano accettarlo da un uomo “normale”, appunto, da uno di loro.
Se avessero ricordato le antiche parole rivolte a Mosè: “Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli un profeta pari a me; a lui darete ascolto” (Dt 18 15), avrebbero accolto non solo le parole ma lo stesso Gesù come inviato di Dio.
Anche oggi Dio ci parla per mezzo della Scrittura. Così come nella preghiera noi parliamo con Dio, nella lettura della Sua Parola è Dio che ci parla.
Il passaggio evangelico termina dicendo che Gesù «non poteva compiere nessun prodigio (…) e si meravigliava della loro incredulità» (Mc 6,5-6). Anche oggi il Signore ci chiede maggior fede in Lui per realizzare cose che superano le nostre possibilità umane. I miracoli svelano il potere di Dio e il bisogno che abbiamo di Lui nella nostra vita quotidiana.

#Gocce di Vangelo odierno del 30 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

«Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male!»

Dal vangelo odierno vediamo la potenza e l’autorità che la fede può compiere: Giairo, per fede, è sicuro che Gesù può guarire sua figlia, così come la donna sofferente da dodici anni che le ha comportato, secondo la legge del tempo di stare isolata, di essere diseredata anche dal padre come figlia, ha fiducia in che un minimo contatto con gli abiti di Gesù sarà sufficiente per essere guarita. E Gesù, per la potenza della loro fede, concede il favore che erano andati a cercare: “il miracolo”.
La donna, con piena fiducia, si avvicina e, toccando il lembo del mantello di Gesù, “riceve” la sua guarigione, che avverte immediatamente nel suo corpo. Gesù, però, non vuole lasciarla andare senza consolarla anche nell’anima, la chiama figlia che era la sua sofferenza peggiore: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita del tuo male» (Mc 5,34).
A Giairo, chiederà una fede contro ogni speranza, la fede delle cose impossibili: la risurrezione. Comunicarono a Giairo la terribile notizia che sua figlia era appena morta. Non possiamo immaginare il grande dolore che lo invase in quel momento e forse la tentazione della disperazione. E Gesù che l’aveva ascoltato, gli dice: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36). E, credendo contro ogni speranza, vide che Gesù restituiva la vita alla bambina.
Due grandi dimostrazioni di fede per noi: Giairo e la donna che soffriva di emorragie, assieme a tanti altri, ci parlano della necessità di avere una fede incrollabile. Possiamo fare nostra quella bella esclamazione evangelica: «Credo; aiuta la mia incredulità» (Mc 9,24); che grande esempio di fede!

#Gocce di Vangelo odierno del 29 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 5,1-20

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

«Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te»

Nel vangelo odierno vediamo come Gesù agiva con autorità soprattutto per coloro che soffrivano a causa del male che dimorava in loro.
È’ scontato che ai porcai non dovette sembrare una situazione gradevole perdere l’intera mandria di porci, significava morire di fame, era l’unico reddito che possedevano per campare le loro famiglie e sfamare i loro figli, si arrabbiarono molto e chiesero a Gesù che se ne andasse dal loro territorio.
L’atteggiamento di quei porcai, anche se umanamente potrebbe sembrare logico, risulta francamente riprovevole: avrebbero preferito vedere i propri animali salvi, anziché la guarigione dell’indemoniato. Ossia anteporre i beni materiali, che ci procurano soldi e benessere, alla vita degna di un uomo che non è dei “nostri”. Perché colui che si trovava dominato da uno spirito maligno era solamente una persona che «continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre» (Mc 5,5).
Gesù antepose sempre le persone, perfino prima delle leggi e dei poderosi del suo tempo. Noi, invece, troppe volte, pensiamo solo a noi stessi ed in quelli che crediamo possano offrirci notorietà, sebbene l’egoismo non apporta mai la felicità. L’egoismo è la fonte più infallibile d’infelicità per se stessi e per quelli che ci circondano.

#Gocce di Vangelo odierno del 26 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,1-9

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”

Nel vangelo odierno Gesù invia i discepoli e naturalmente oggi ciascuno di noi a portare la pace. Lui dà istruzioni precise: pregate; andate; e poi: non portate borsa né sacca…; dite: “Pace a questa casa”…restate in quella casa…Non passate da una casa all’altra; guarite i malati e dite loro: “è vicino a voi il Regno di Dio”; e, se non vi accolgono, uscite sulle piazze e congedatevi (cfr vv. 2-10). Questi imperativi mostrano che la missione si basa sulla preghiera; é la preghiera che ci prepara all’azione, che ci riveste di quell’autorità che lo Spirito Santo solo può dare, che porta pace e guarigione, segni della vicinanza del Regno di Dio. Non è proselitismo ma annuncio e testimonianza che richiede anche la franchezza e la libertà evangelica di andarsene evidenziando la responsabilità di aver respinto il messaggio della salvezza, ma senza condanne e maledizioni.
Se vissuta in questi termini, la missione della Chiesa sarà caratterizzata dalla gioia. E come finisce questo passo? «I settantadue tornarono pieni di gioia» (v. 17), è una gioia radicata nella promessa che dice Gesù: «i vostri nomi sono scritti nei cieli» (v. 20). Con questa espressione Egli intende la gioia interiore, la gioia indistruttibile che nasce dalla consapevolezza di essere chiamati da Dio a seguire il suo Figlio. Cioè la gioia di essere suoi.

#Gocce di Vangelo odierno del 25 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,1-20

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

«Il seminatore semina la Parola»

Gesù è oggi lo stesso di ieri.
Continua incessantemente ad amare. Anche oggi c’è chi riceve e accoglie la Parola, ma ci sono ancora molte anime che non cercano la Rivelazione nella Parola cioè ciò che Dio, attraverso l’azione dello Spirito Santo vuole dire a te proprio in quel momento.
Dio chiede`frutti di santità.´Lo Spirito Santo ci aiuta in questo, ma non esclude la nostra collaborazione. In primo luogo, è necessaria la`diligenza´. Se uno risponde parzialmente, cioè se si mantiene sul`margine´ del cammino senza entrare completamente in esso, resterà vittima facile di Satana.
Se nella nostra quotidianità perseveriamo nella preghiera, nel dialogo con Lui, per approfondire nella conoscenza e nell’amore verso Gesù allora si! La nostra fede crescerà e rimarremo saldi.

#Gocce di Vangelo odierno del 23 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,31-35

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

«Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre»

Nel vangelo odierno Gesù esprime una verità scomoda e cioè che i veri fratelli non sono quelli carnali ma coloro che compiono la volontà del Padre Suo.
I familiari di Gesù sono arrivati da Nazaret a Cafarnaum. Ma, per la folla di gente, restano fuori. I conoscenti lo riferiscono a Gesù: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano» (Mc 3,31).
Nella risposta di Gesù, come vedremo, non c’è nessun motivo di rifiuto verso i suoi familiari. Gesù si era allontanato da loro per seguire la chiamata divina: non per indifferenza nei sentimenti o per disprezzo dei vincoli familiari, ma perché appartiene `completamente´a Dio Padre. Gesù Cristo ha realizzato personalmente in Sé stesso quello che precisamente chiede ai suoi discepoli.
Al posto della Sua famiglia terrena, Gesù ha scelto una famiglia spirituale. Lancia uno sguardo sugli uomini seduti attorno a Sé e dice loro; «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre» (Mc 3 ,34-35).
Gesù ci vuole dire, forse, che sono suoi parenti solamente quelli che ascoltano attentamente la Sua parola? No! Non sono suoi parenti quelli che ascoltano la Sua parola, ma quelli che ascoltano e compiono la volontà di Dio: questi sono suo fratello, sua sorella e sua madre.
Quello che Gesù fa è esortare quelli che si trovano lì seduti e tutti, ad entrare in comunione con Lui, nel compimento della volontà divina.

#Gocce di Vangelo odierno del 22 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,22-30

In quel tempo, gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

“chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”

Nel vangelo odierno vediamo ancora una volta l’Amore di Gesù; Lui testimone insuperabile di amore paziente e di umile mansuetudine anche dopo che lo hanno accusato di essere posseduto: «Costui è posseduto da Belzebu e scaccia i demoni per mezzo del capo dei demoni» (Mc 3,22). Ma il Signore sopporta con pazienza questo giudizio temerario nei Suoi riguardi. La Sua condiscendenza senza limiti Lo muove, perfino, a cercare di scuotere i loro cuori per mezzo di parabole e di argomenti ragionevoli. Sebbene, alla fine, nota, con la Sua autorità divina, che questa cecità di cuore è una ribellione contro lo Spirito Santo e che non troverà perdono (cf. Mc 3,39). E non perché Iddio non voglia perdonare, ma perchè, per essere perdonati, bisogna riconoscere prima il proprio peccato.
L’unico caso in cui il perdono può essere inefficace è il rifiuto di lasciarsi perdonare: è questo il peccato contro lo Spirito Santo. Peccare contro lo Spirito santo significa rifiutare di credere che in Gesù agisce Dio salvatore. Questo rifiuto è il peccato più grande che l’uomo possa commettere. Finché l’uomo rimane in simile situazione di rifiuto, la salvezza è impossibile. “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12).
Dio perdona sempre tutti. Il peccato contro lo Spirito Santo è rifiutare il perdono che Dio ci offre. Se questo nostro rifiuto rimane per sempre, il peccato e la conseguente dannazione, dureranno per sempre.

#Gocce di Vangelo odierno del 20 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,20-21

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

“Ancora si radunano folle attorno a Lui “

Nel vangelo odierno vediamo come la santità di Gesù raduna le folle.
Gesù non guarda in faccia nessuno, ma fissa lo sguardo per entrare nella tua anima e leggere la tua sofferenza, per Lui esisti tu che hai bisogno ed è pronto a dare la vita pur di venirti incontro.
Secondo i suoi Gesù dovrebbe avere un po’ più di buon senso. Gesù invece simpatizza coi cattivi e trascura i propri interessi; si può prevedere che con la sua bontà e Amore per l’uomo andrà a finir male, ma Lui salva.
Quante volte anche noi se qualcuno nel nostro ambiente lancia un’idea originale o propone un’azione buona abbiamo reazioni ostili. Sono i pregiudizi che ci spingono a demolire, comunque a criticare. E’ la storia di sempre che per il Figlio di Dio ha significato la Passione e la morte.
La nostra “non coscienza” spesso parla e ci spinge a compiere scelte di buon senso che di per sé non andrebbero contro il vangelo, ma che concretamente lo uccidono. Lo uccidono perché nascono dalla paura di fidarci veramente di Lui.
Questo buon senso pieno di paura e di volontà di salvare la propria vita, uccide lo spirito del Vangelo, è una bestemmia contro il Salvatore ed è un andare a prenderlo adducendo come scusa che è fuori di sé.
Noi possiamo fare molto. Non diciamo come al solito che non possiamo fare nulla, non è vero. Per lo meno possiamo non partecipare alla banda di coloro che, per buon senso, vogliono liberarsi di Gesù perché scomodo e pericoloso, ma io preferisco nutrirmi della Sua santità.

#Gocce di Vangelo odierno del 19 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,13-19

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

«Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui»

Il vangelo odierno parla della chiamata.
La vocazione è la “parte” che ci ha affidato nella redenzione. E’ la scoperta dell’intimo, il perché della mia esistenza, quando sento di essere pienamente “me stesso”, quando sento realmente di essere felice, quando vivo la mia vocazione.
E perché ci ha chiamati? Per stare con Lui.
Gesù sceglie e chiama.
I chiamati sono presi dalla gente comune, con pregi e difetti, e sarebbe ingenuo e sbagliato idealizzare il gruppo che ne è uscito: non è una comunità di puri né un gruppo di perfetti. Il seguito del vangelo ce ne darà puntuale conferma.
Il cristianesimo non è un’ideologia: è una compagnia reale con Gesù, in un rapporto da persona a persona, che ci coinvolge totalmente. E da questo coinvolgimento con Gesù, veniamo spinti verso tutti gli uomini fino agli estremi confini della terra: “L’amore di Cristo ci spinge… (2Cor 5,14).
La chiamata é dono, è impegno, é la nostra risposta d’amore. É santità per mezzo della preghiera e della testimonianza ed è inoltre una lotta giornaliera personale ma vissuta nella gioia, nel pieno abbandono in Lui.

#Gocce di Vangelo odierno del 18 gennaio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 3,7-12

In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui.
Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

«Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: Tu sei il Figlio di Dio!»

Nel Vangelo odierno vediamo come “la folla” si avvicinano al Signore che lì accoglie e cerca il bene di tutti, senza eccezioni.
Nel trascorso dei secoli, i cristiani ci siamo divisi in una lunga sfilza di confessioni cristiane ignorando quella che è la volontà di Dio: l’unità.
In realtà, la nostra relazione di unità è motivo di conversione per quelli che vivono lontano dalla Chiesa: «Che tutti siano una sola cosa, (…) perché il mondo creda» (Gv 17,21), così Gesù prega il Padre. Questa è la sfida. Che i pagani vedano come si trattano quelli che formano parte di un gruppo di credenti che, riuniti dallo Spirito Santo, nella Chiesa di Cristo, costituiscono un solo cuore ed una sola anima (cf. At 4,32-34).
Ricordiamo che, oltre all’unione di ognuno di noi con Gesù, dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altro per l’unità dell’assemblea, per nutrirci dello stesso Pane per formare un solo corpo.
La nostra conversione è verso l’unità trinitaria (e questo è un dono che viene dall’alto) e il nostro lavoro santificatore non può ovviare i gesti di comunione, di comprensione, di accoglienza e di perdono verso gli altri.
Poi il Vangelo sottolinea la “piccola barca”, una “barchetta” che richiama l’arca, simbolo di salvezza, è questa idea che la salvezza è piccola, viene dal piccolo, che si costruisce nel mentre cammino, Gesù stesso salì lassù per salvarsi dalla folla. La barca è anche questo elemento del passaggio, è un transito, qualcosa che fa transitare. E gli spiriti impuri come anche le folle conoscendo l’identità di Gesù cercano di accerchiarlo. Gli uomini hanno la scusante oggettiva di essere uomini e hanno bisogno di far propria un po alla volta le Verità che capita loro, invece gli spiriti buttano addosso a Gesù e alle folle la Verità e la disperdono, la buttano diciamo violentemente. E’ ben vero che Gesù è figlio di Dio però non lo è nel modo in cui gli uomini che accorrono e lo schiacciano vorrebbero e pensano cioè facendogli pubblicità. La pubblicità è un abbaglio, anche la pubblicità religiosa è un abbaglio, porta all’egocentrismo e non alla salvezza e lì, lo spirito fa il gioco del male.