Presepe vivente a Marineo, boom di visitatori. Il sindaco Franco Ribaudo: “È il successo di tutta la nostra comunità”

Il presepe vivente di Marineo è stato un gran successo. Più di duemila persone hanno visitato la manifestazione marinese che si è svolta sia nell’area interna che esterno del Castello Beccadelli. “Quest’ anno l’evento si è arricchito di nuove scene- spiega il sindaco Franco Ribaudo – ed è merito di tanti marinesi che collaborano per la riuscita dell’ iniziativa, alle associazioni tra cui “Gli amici del presepe” e tanti volontari per un’iniziativa che rappresenta la comunità marinese a 360°”. Il bottaio, il ciabattino, il fabbro, il ceramista, le ricamatrici, il sellaio, il cestaio, l’erborista, l’arrotino, la pittrice, l’intarsiatore e su tutti a fare da cornice la grotta con il Bambinello, Maria e Giuseppe, l’Angelo, il bue e l’asinello.

“Il Presepe Vivente Medievale – aggiunge il Vice Sindaco Prof. Carlo Greco, Assessore allo Sviluppo Economico- è un vetrina importante per la promozione del nostro Castello e delle nostre eccellenze enogastronomiche. Durante la visita sarà possibile degustare il Pane di Marineo da grani locali con il nostro olio Evo, pane con salsiccia, vin brûlé di Marineo, legumi locali e uova da galline allevate a terra. A Piazza Sant’Anna la Fiera dell’Artigianato arricchirà il percorso che poi conduce alla Via dei Presepi con il presepe del Santissimo Sacramento e quello meccanico della Chiesa del Crocifisso.
Infine – conclude Carlo Greco -sarà possibile vedere Babbo Natale a bordo della sua slitta trainata dalle Pande, a cura del Club Panda 4×4 di Marineo”. Si replica il 30 dicembre e il 6 gennaio dalle ore 17 alle 21.

#Gocce di Vangelo odierno del 28 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 2,13-18

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

«Si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto…perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore»

Il vangelo odierno ci parla dei bambini Innocenti, martiri.
É soprattutto, la figura e la predisposizione di San Giuseppe nel progetto salvatore di Dio che viene messo in rilievo, accettando la Sua volontà, ma si vede anche come il male,
l’ingiustizia agiscono frequentemente nella vita di ogni uomo, materializzato in questo caso nel martirio dei bambini Innocenti. Tutto questo richiede un atteggiamento ed una risposta personale.
San Giuseppe ci offre una testimonianza molto chiara di risposta decisa davanti alla chiamata di Dio per sfuggire al male. In lui ci sentiamo identificati quando dobbiamo prendere decisioni nei momenti difficili della nostra vita e partendo dalla nostra fede: «Si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto» (Mt 2,14).
La nostra fede in Dio si identifica nella nostra vita. Fa sì che ci `alziamo´, cioè ci invita a stare attenti su quanto accade attorno a noi se ascoltiamo la voce di Dio. Ci fa prendere il `Bambino e Sua madre´ questo vuol dire che Dio si avvicina, quale compagno nel cammino, rafforzando la nostra fede, la nostra speranza e la nostra carità e ci fa uscire di notte verso l’Egitto, ossia ci invita a non aver paura di fronte alla nostra stessa vita, che frequentemente si vede colma di notti difficili da illuminare.
Questi bambini martiri, oggi, hanno pure nomi reali: sono i “bambini abortiti”.
Che la luce nuova e lo studio e la Conoscenza della Parola di Dio, riempia le nostre vite e ci porti ad un cambiamento reale di vita, cambiando completamente mentalità; non più secondo i ragionamenti di questo mondo ma aggrappati alla volontà di Dio che viene a noi tramite l’ascolto dello Spirito Santo.

#Gocce di Vangelo odierno del 27 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,2-8

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

«Vide e credette»

Il Vangelo odierno ci aiuta a contemplare il Natale dalla prospettiva della Risurrezione del Signore. Infatti, Giovanni, arrivato al sepolcro vuoto, «vide e credette» (Gv 20,8).
Giovanni, mosso dalla “grazia”e “vede” più in là di quanto i suoi occhi, in quel momento, possano arrivare a contemplare.
Pietro e Giovanni “corrono” insieme verso il sepolcro, ma il testo ci dice che Giovanni «corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro» (Gv 20,4). Sembra che Giovanni fosse mosso più dal desiderio di trovarsi nuovamente accanto a Chi egli amava: Cristo, che stare solo fisicamente accanto a Pietro, di fronte al quale, tuttavia, con il gesto di aspettarlo, perché fosse questi ad entrare per primo nel sepolcro, dimostra un profondo rispetto in Pietro. Comunque, il cuore ardente, colmo di zelo, traboccante d’amore di Giovanni è ciò che lo porta a “correre” e “avanzare”, in un chiaro invito perché anche noi viviamo ugualmente la nostra fede con questo desiderio così ardente di ritrovare il Risorto.

#Gocce di Vangelo odierno del 26 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 10,17-22

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

«Vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno»

Nel vangelo odierno é inserito . Il martirio di Santo Stefano.
Gesù è venuto sulla terra per versare il suo Sangue per noi. Stefano fu il primo a versare il suo sangue per Gesù. Leggiamo nel Vangelo come Gesù stesso lo annuncia: «Vi consegneranno ai loro tribunali (…) sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia» (Mt 10,17.18). Precisamente “martire” significa proprio questo: testimone.
Questa testimonianza nella parola e nell’azione viene data grazie alla forza dello Spirito Santo: «È lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Mt 10,19). Tale come leggiamo negli “Atti degli Apostoli”, capitolo 7, Stefano, portato in tribunale, ha tenuto una lezione magistrale, facendo un percorso per il Vecchio Testamento, dimostrando che tutto converge nel Nuovo, nella persona di Gesù. In lui viene compiuto tutto ciò che è stato annunciato dai profeti e insegnato dai patriarchi. A Stefano gli “scappano” le stesse parole che il suo Maestro e Signore aveva pronunciato nell’ora della sua Passione:
«Signore, non imputare loro questo peccato» (At 7,60).
Dal modo di parlare possiamo intuire una conformazione assoluta del discepolo con il Maestro, che permette un fiducioso e pieno abbandono: Stefano muore come un bambino che si consegna in modo sereno nella mano del suo Dio come in un grembo materno, sulla cui accoglienza e sulla cui cura non si nutre alcun dubbio:
«Signore Gesù, accogli il mio spirito» (At 7,59).
Si tratta della testimonianza di una fiducia assoluta.
Ciò che Stefano testimonia fino al sangue è questa fiducia incondizionata nel Padre, che nasce dalla conformazione generosa al cuore del Figlio. Stefano ci ricorda all’indomani del Natale che la carne del Verbo non è il dono di un solo giorno pieno di entusiasmo e di gioia frizzante, ma è l’incarnazione nella storia dell’amore di Dio, che esige sempre una presa di posizione. Testimoniare la fede in Cristo, esige chiarezza e forza, è sempre inscindibile dalla capacità di avere misericordia persino dei propri persecutori. Il sigillo di ogni discepolato autentico è la capacità di perdonare fino alla fine.

Il Vangelo odierno del 25 dicembre 2023

Libro di Isaia 52,7-10.

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”.
Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore in Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutti i popoli; tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
Salmi 98(97),1.2-3ab.3cd-4.5-6.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha manifestato la sua salvezza,
agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa di Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra,
gridate, esultate con canti di gioia.

Cantate inni al Signore con l’arpa,
con l’arpa e con suono melodioso;
con la tromba e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
Lettera agli Ebrei 1,1-6.

Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente,
in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo.
Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli,
ed è diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio; oggi ti ho generato? E ancora: Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»?
E di nuovo, quando introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 1,1-18.

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.
Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.
Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto.
A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome,
i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli rende testimonianza e grida: «Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia.
Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

#Gocce di Vangelo odierno del 23 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,57-66

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

«Che sarà mai questo bambino?. E davvero la mano del Signore era con lui»

Nel Vangelo odierno si parla della nascita del Precursore di Gesù.
La vita del Precursore ci insegna la virtù di cui abbiamo bisogno per ricevere bene Gesù; fondamentalmente è l’umiltà del cuore. Egli si riconosce strumento di Dio per compiere la sua vocazione, la sua missione.
La notizia del bambino si diffonde. “Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: “Chi sarà mai questo bambino?” si dicevano. E davvero la mano del Signore stava con lui”. Il modo in cui Luca descrive i fatti evoca le circostanze della nascita delle persone che nell’AT svolsero un ruolo importante nella realizzazione del progetto di Dio e la cui infanzia sembrava già marcata dal destino privilegiato che avrebbero avuto: Mosè (Es 2,1-10), Sansone (Jz 13,1-4 e 13,24-25), Samuele (1Sam 1,13-28 e 2,11).
Negli scritti di Luca troviamo molte evocazioni dell’Antico Testamento. Infatti i due primi capitoli del suo Vangelo non sono storie nel senso che noi oggi diamo alla storia. Sono, piuttosto, uno specchio per aiutare i lettori a scoprire che Giovanni e Gesù sono venuti a compiere le profezie dell’Antico Testamento. Luca vuole dimostrare che Dio, attraverso i due bambini, è venuto a rispondere alle più profonde aspirazioni del cuore umano. Da un lato, Luca mostra che il Nuovo Testamento realizza ciò che l’Antico prefigurava. Dall’altro, mostra che il nuovo supera l’antico e non corrisponde in tutto a ciò che la gente dell’Antico Testamento immaginava e sperava. Nell’atteggiamento di Elisabetta e Zaccaria, di Maria e di Giuseppe, Luca rappresenta un modello di come convertirsi e credere nel Nuovo che sta giungendo.

#Gocce di Vangelo odierno del 22 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,46-55

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno
beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

“Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome”

Il Vangelo odierno presenta il Magnificat, che Maria piena di gioia, intonò in casa della sua parente Elisabetta, madre di Giovanni il Battista.
Maria si é beneficiata della grazia più straordinaria che mai nessun’altra donna ha ricevuto o riceverà: è stata eletta da Dio, fra tutte le donne della storia, per essere la Madre di quel Messia Redentore che l’Umanità stava aspettando da secoli. É l’onore più grande mai concesso ad un essere umano ed Ella lo riceve con assoluta semplicità e umiltà, rendendosi conto che è tutta grazia, regalo e che Ella non è nulla davanti all’immensità del Potere e della grandezza di Dio, che ha compiuto meraviglie in Lei (cf Lc. 1,49). Una grande lezione di umiltà per tutti noi.
Anche tutti noi siamo gli amati da Dio; quelli da sempre e per sempre amati. Quando Dio fissa in noi la sua attenzione, vede l’amore con il quale Egli ci ha creato; guarda al di là delle nostre fragilità e delle nostre miserie; desidera purificarci, infiammarci, aiutarci a non perdere di vista il suo sguardo.

#Gocce di Vangelo odierno del 20 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»

Nel Vangelo odierno c’è descritta dell’Annunciazione. Dio, sempre fedele alle sue promesse, per mezzo dell’angelo Gabriele fa sapere a Maria che è lei la eletta per portare il Salvatore al mondo. Così è come abitualmente attua il Signore, l’avvenimento più grandioso per la storia dell’umanità, il Creatore e Signore di tutte le cose si fa uomo come noi.
l’avvenimento è immenso. Come sono anche immense le virtù della Vergine Maria: piena di grazia, il Signore è con Lei, umile, semplice, disponibile alla volontà di Dio, generosa. Dio ha i suoi progetti per Lei, come li ha per te e per me, però lui attende la cooperazione libera ed amorosa di ognuno di noi per portarli a termine. Maria ci da l’esempio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38). Non solo è un si al messaggio dell’angelo; è mettersi pienamente nelle mani del Padre-Dio, abbandonarsi fiduciosamente alla sua grandissima provvidenza, è un dire si e lasciare che il Signore agisca sempre, in tutte le circostanze della sua vita.
Dalla risposta di Maria, così come dalla risposta a ciò che Dio ci chiede dipendono molte cose grandi.
Cosa spera Dio da me, ora, oggi, nella mia relazione con Lui? Sono piccole situazioni di tutti i giorni, però, dipende tanto dalla risposta che diamo.

#Gocce di Vangelo odierno del 19 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi»

Nel vangelo odierno troviamo il meraviglioso esempio di San Giuseppe. Lui fu straordinariamente giusto e delicato con la sua promessa Sposa Maria.
Non c’è dubbio che entrambi fossero persone eccellenti, innamorati fra di loro in modo esemplare. Però, allo stesso tempo, c’è da riconoscere che l’Altissimo volle che il loro amore passasse per circostanze molto esigenti.
L’essere giusto di Giuseppe si manifesterà attraverso l’accoglienza della rivelazione divina, che consisterà nel prendere in moglie Maria: Giuseppe, in quanto giusto, è chiamato a collaborare al progetto di Dio, passando dall’attuazione di una giustizia basata sulla Legge, al compimento di una giustizia superiore, conosciuta attraverso la rivelazione.
Dio prima agisce in Maria e poi si rivela a Giuseppe. Un angelo del Signore gli appare in sogno: si tratta di una manifestazione divina, dove Dio, attraverso la figura dell’angelo del Signore, mediante il sogno, gli comunica la sua volontà.
L’angelo si rivolge a Giuseppe chiamandolo “figlio di Davide” perché egli, pur non essendo il padre, ha un ruolo di primo piano nella nascita di Gesù, in quanto permette di inserirlo nella discendenza davidica, destinataria della promessa messianica. Se Maria, per un’azione divina, genererà Gesù, Giuseppe ha il compito di dargli un nome, di educarlo e di prendersi cura del bambino e della madre.
Il sì di Giuseppe a Dio non ha eguali. È il grande uomo del quale nei Vangeli se ne parla come uomo eccellente in giustizia davanti gli occhi di Dio. Giuseppe sa il lavoro delle mani, ma anche il viaggio con poco. Sa vegliare, ma anche proteggere riparando la famiglia lontano dall’omicidio di Erode. Sa tornare sui propri passi e ricominciare quando passa il pericolo. Di più. Giuseppe sa andare controcorrente; non ha paura di esporsi al giudizio degli altri; sa rischiare il buon nome e la reputazione. Gli bastano, per fede, quelle voci di angeli nel sonno per edificare la roccia della sua decisione: si pone davanti a Maria e la prende con sé, per non esporla; ci mette il suo e dà il nome a quel bambino che da lei nasce. C’è più figura meravigliosa di sposo, di padre, di uomo?

#Gocce di Vangelo odierno del 16 dicembre 2023 – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 17,10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

«Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto»

Nel Vangelo odierno Gesù dialoga con i discepoli, scendendo dalla montagna dove hanno vissuto la Trasfigurazione non capiscono che il Messia sia già arrivato, senza che prima sia venuto il profeta Elia a preparare tutto. Ma gli uomini che vivono secondo le leggi di questo mondo non riconoscono i messaggi e gli uomini di Dio; non hanno lo Spirito Santo li illumina.
E’ necessario uno nuovo sguardo ed un cuore nuovo per riconoscere i messaggi di Dio e per rispondere con generosità e gioia alla chiamata esigente dei suoi inviati. Non tutti sono disposti a capirlo ed, ancor meno, a viverlo. Peggio ancora, le nostre vite ed i nostri progetti possono contrapporsi alla volontà del Signore. Un’opposizione che può trasformarsi, addirittura, in lotta e rifiuto del nostro Padre del Cielo. Questo è il male maggiore che affligge oggi il mondo.
Vieni Spirito Santo a ravvivare dentro noi ciò che già c’è di te, aiutaci a comprendere i messaggi di Dio per essere conformi alla Sua volontà.

Abbiamo bisogno di scoprire l’intenso amore che guida i disegni di Dio verso di noi e, se siamo conseguenti con la fede e la morale che Gesù ci svela, non ci devono sorprendere le ostilità, le diffamazioni e le persecuzioni. Giacché, pur trovandoci sulla buona strada, non possiamo evitare le difficoltà della vita e Lui, nonostante la sofferenza, ci incoraggia a continuare.