#Gocce di Vangelo odierno del 14 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

“Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”

Nel Vangelo odierno, il Signore parla agli Apostoli riguardo alla gioia che devono avere in quanto scelti da Dio: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena»(Gv 5,11). L’allegria e la pace sono sempre i frutti dell’apostolo dell’essere i santi (distaccati dal mondo) per Dio. È il risultato logico e soprannaturale dell’amore a Dio e dello spirito e del donarsi al prossimo.
Il comandamento di Gesù è uno solo: “amarci come lui ci amò!” (Gv 15,12). Gesù supera l’Antico Testamento. Il criterio antico era il seguente: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv 18,19). Il nuovo criterio è: “Amatevi come io vi ho amato”. E la frase che fino ad oggi cantiamo dice: “Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per il fratello!”.
Gesù non aveva più segreti per i suoi discepoli. Ci racconta tutto ciò che ha udito dal Padre! Ecco l’ideale stupendo dell’essere fratelli in Cristo: giungere ad una trasparenza totale, al punto di poter aver fiducia pienamente l’uno nell’altro, poter parlare dell’esperienza che abbiamo di Dio e della vita e, così, poterci arricchire a vicenda. I primi cristiani: “Avevano un solo cuore ed un’anima sola” (At 4,32; 1,14; 2,42.46).

#Gocce di Vangelo odierno del 10 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,29-33

In quel tempo, dissero i discepoli a Gesù: «Ecco, ora parli apertamente e non più in modo velato. Ora sappiamo che tu sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio».
Rispose loro Gesù: «Adesso credete? Ecco, viene l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto suo e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me.
Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

“Abbiate coraggio: Io ho vinto il mondo!”

Nel Vangelo odierno Gesù ci invita ad avere fiducia: «Abbiate fiducia: io ho vinto il mondo» (Gv 16,33), cioè con la Sua Passione, Morte e Resurrezione ha raggiunto la vita eterna, quella vita che non ha ostacoli, quella vita senza limiti perché ha superato tutti i limiti e ha superato tutte le difficoltà.
“Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. I discepoli pensano di aver capito tutto. Sì, veramente loro colsero una luce vera per chiarire i loro problemi.
Gesù, lui stesso, era e continua ad essere la grande parabola o la rivelazione di Dio per noi. In lui Dio giunge fino a noi e si rivela. Ma Dio non entra in nessuno schema. Supera tutto, disarma i nostri schemi e ci regala sorprese inattese che, a volte, sono molto dolorose.
Ecco verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per proprio conto e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Questa è la fonte della certezza di Gesù ed attraverso Gesù, questa è e sarà fonte di certezza per tutti noi: Il Padre sta con me! La certezza della presenza liberatrice di Dio è espressa nel nome che Dio assunse nel momento dell’inizio dell’Esodo e della liberazione del suo popolo: JHWH, Dio con noi: Questo è il mio nome per sempre (Es 3,15). E viene ora l’ultima frase di Gesù che anticipa la vittoria e che sarà fonte di pace e di resistenza sia per i discepoli di quel tempo, che per tutti noi, fino ad oggi: “Coraggio! Io ho vinto il mondo! Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo.” Con il suo sacrificio per amore, Gesù vince il mondo e Satana. I suoi discepoli siamo chiamati a partecipare alla lotta e alla vittoria. Avere il coraggio che infonde, è già vincere la battaglia.

#Gocce di Vangelo odierno dell’8 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,23b-28

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

“Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto”

Nel Vangelo odierno Gesù ci fa partecipi del suo mistero: Dio Padre è la sua origine, e alla volta il suo destino: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre» (Gv 16,28). Realmente, Gesù è il Figlio di Dio; il Padre divino è la sua origine e, alla volta, il suo destino.
Il Vangelo di oggi ci riporta una cosa importante: “Colui” che i giudei chiamano Dio è Colui che ci ha inviato Gesù, il Cristo, dal quale prendiamo il nome di cristiani. Con ciò si dice chiaramente che solo può conoscersi veramente Dio se si ammette che questo Dio è il Padre di Gesù.
Questa filiazione divina di Gesù ci ricorda un altro aspetto fondamentale della nostra vita: i battezzati siamo figli di Dio in Cristo per lo Spirito Santo. Ciò nasconde un mistero bellissimo per noi: questa paternità divina adottiva di Dio verso ogni uomo si distingue dall’adozione umana in quanto ha un fondamento reale in ognuno di noi, giacché suppone una nuova nascita. Pertanto, chi è stato introdotto nella grande Famiglia divina non è più un estraneo.
I cristiani abbiamo la certezza che Gesù dispone della ricchezza del Padre: «In verità, in verità vi dico: se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà» (v.23b). In unione con Lui, la richiesta diventa efficace, effettiva. L’oggetto di qualunque domanda al Padre dev’essere sempre collegato a Gesù, al suo amore, come unico intermediario tra Suo Padre e noi. La preghiera rivolta al Padre nel nome di Gesù, in unione a Lui (Gv 14,13; 16,23), è esaudita.

#Gocce di Vangelo odierno del 10 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

«La vostra tristezza si cambierà in gioia»

Il vangelo odierno concentra la tensione delle nostre apprensioni sulla fede, nella ricerca di Dio nella nostra vita quotidiana.
Se molto breve è stato il tempo che Gesù ha trascorso in mezzo ai suoi come verbo incarnato cos’ altrettanto, breve sarà il tempo che intercorrerà tra la sua partenza e il suo ritorno. Non ci sarà mutamento nella situazione interiore dei suoi discepoli perché la relazione con Gesù non cambia: è di vicinanza permanente. Quindi la visione di Gesù non subirà interruzione ma sarà caratterizzata dalla comunione di vita con lui (Gv 14,19).
I cristiani di oggi sentiamo la stessa urgenza che i cristiani del primo secolo. Vogliamo vedere Gesù, sentiamo la necessità di percepire la sua presenza in mezzo a noi, per rinforzare la nostra fede, speranza e carità. Per questo, ci provoca tristezza pensare che Lui non sia tra di noi, che non possiamo sentire e palpare la sua presenza, sentire e ascoltare la sua parola. Però questa tristezza si trasforma in profonda allegria quando avvertiamo la sua presenza sicura tra di noi.
L’espressione «un poco e non mi vedrete più» richiama la modalità con cui i discepoli vedono nel Gesù storico il Figlio di Dio; l’altra espressione «un poco ancora e mi vedrete» rimanda all’esperienza del Cristo risorto. Gesù sembra voler dire ai discepoli che ancora per brevissimo tempo saranno nella condizione di vederlo, riconoscerlo nella sua carne visibile, ma, poi, lo vedranno con una visione diversa in quanto si mostrerà a loro trasformato, trasfigurato.
Di fatto Gesù non risponde alla domanda che gli rivolgono: «che cosa significa quel entro breve tempo?», ma li invita alla fiducia. È vero che i discepoli, noi, saranno provati, soffriranno molto, saranno soli in un mondo che gioisce della morte di Gesù, ma, assicura che la loro tristezza si cambierà in gioia. i discepoli ricevono da Gesù una promessa di felicità, di gioia dalla Sua risurrezione; in virtù di quell’attimo che capovolge la situazione difficile in cui «i suoi», noi, sono sottoposti, essi entreranno in una realtà di mondo illuminata dallo Spirito Santo.

#Gocce di Vangelo odierno dell’8 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

«Molte cose ho ancora da dirvi…lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità»

Nel Vangelo odierno Gesù parla di ciò che avverrà dopo la Sua dipartita. Ul clima d’addio anche se annuncia di non preoccuparsi. Il tempo che rimaneva era poco. Tra breve Gesù sarà preso. L’opera iniziata era incompleta. I discepoli erano appena all’inizio della conoscenza. Tre anni sono molto pochi per cambiare vita e per cominciare a vivere e a pensare ad una nuova immagine di Dio. La formazione non era terminata. Mancava molto, e Gesù aveva ancora molte cose da insegnare e trasmettere. Ma lui conosce i suoi discepoli. Non sono ancora pronti per conoscere già tutta la verità.
“Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà.” Questa affermazione di Gesù rispecchia l’esperienza delle prime comunità. Nella misura in cui cercavano di imitare Gesù, cercando di interpretare ed applicare la sua Parola alle varie circostanze della loro vita, sperimentavano la presenza e la luce dello Spirito. E questo avviene fino ad oggi nelle comunità che cercano di incarnare la parola di Gesù nelle loro vite. La radice di questa esperienza sono le parole di Gesù: “Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.
Quando Gesù dà il suo addio, disse che avrebbe mandato un altro consolatore, un altro difensore, che rimaneva con noi. E’ lo Spirito Santo (Gv 14,16-17).
Nel battesimo tutti noi riceviamo questo stesso Spirito di Gesù (Gv 1,33). Quando apparvero gli apostoli, soffiò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo!” (Gv 20,22). Lo Spirito è come l’acqua che sgorga dal di dentro delle persone che credono in Gesù (Gv 7,37-39; 4,14). Il primo effetto dell’azione dello Spirito in noi è la riconciliazione: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Lo Spirito che Gesù ci comunica ha un’azione multipla: consola e protegge (Gv 14,16), comunica la verità (Gv 14,17; 16,13), fa ricordare ciò che Gesù insegnò (Gv 14,26); darà testimonianza di Gesù (Gv 15,26); manifesta la gloria di Gesù (Gv 16,14); convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia (Gv 16,8). Lo Spirito ci viene dato per poter capire il significato pieno delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,12-13). Animati dallo Spirito di Gesù possiamo adorare Dio in qualsiasi luogo (Gv 4,23-24). Qui si realizza la libertà dello Spirito di cui parla San Paolo: “Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà” (2Cor 3,17).

#Gocce di Vangelo odierno del 7 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16,5-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

“è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito”

Nel Vangelo odierno Vangelo Gesù stesso ci dice che solo attraverso l’esperienza dell’assenza può venire a noi il Consolatore.
Da questa affermazione nasce la tristezza dei discepoli, per la paura di perdere Gesù, di perdere il Senso che hanno trovato. Si tratta di una partenza, di un’assenza, di un vuoto, di una mancanza che Gesù lascia. Quante volte nella vita abbiamo avuto a che fare con questa mancanza, con questo vuoto, con la solitudine. Ma Gesù, al contrario sta rafforzando la Sua presenza. Lui ribadisce e spiega che questa partenza è necessaria per la venuta del Consolatore: “se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò.” Anche se le Sue parole risultano incomprensibili.
Gesù stesso ci dice che solo attraverso l’esperienza dell’assenza può venire a noi il Consolatore.
Ecco come si perpetuerà la sua presenza, sarà la forza dello Spirito Santo a “convincere” il mondo “quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio”.
La presenza vivificante ed illuminante dello Spirito ci consentirà una verifica circa il peccato come tradimento dell’Amore, generato dall’incredulità;
circa la giustizia come atteggiamento di docilità a Dio per essere giusti al suo cospetto;
circa il giudizio inteso come rinnovamento della storia con la sconfitta del male.
Tutti noi sperimentiamo che quel Gesù, che è salito al Padre, è più che mai presente nella nostra storia e nella nostra vita e nella vita di chi ci circonda. E’ solo sotto la guida dello Spirito Santo che saremo testimoni veri della sua presenza, del Suo Amore. E’ solo amando che riscopriremo e faremo riscoprire l’Amore.

#Gocce di Vangelo odierno del 6 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,26-16,4a

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

«E anche voi mi renderete testimonianza»

Nel Vangelo odierno Gesù annuncia e promette la venuta dello Spirito Santo: «Ma quando verrà il Paraclito, (…) che procede dal Padre mio, egli testimonierà di me» (Gv 15,26). “Paráclito” significa letteralmente “colui che sta vicino a uno”, e di solito viene tradotto come “Consolatore”. Così, Gesù ci ricorda della bontà di Dio, perché pur essendo lo Spirito Santo l’amore di Dio, Egli infonde nei nostri cuori la pace, la serenità nelle avversità e la gioia per le cose di Dio. Egli ci fa guardare verso l’alto e unirci a Dio.
Inoltre Gesù dice agli apostoli: «E anche voi mi renderete testimonianza» (Gv 15,27). Per dare testimonianza è necessario essere in comunione ed intimità con Gesù. Ciò deriva dal rapporto quotidiano con Lui, imitare il suo esempio, avere il suo spirito e amarlo. Si tratta di avere una esperienza personale e viva di Gesù. Essere dei testimoni credibili. Ciò che noi sperimentiamo e viviamo nella nostra anima deve passare all’esterno. Siamo testimoni di Gesù non solo se conosciamo i suoi insegnamenti , ma anche se facciamo e soprattutto quando vogliamo che gli altri lo conoscano e lo amano.

#Gocce di Vangelo odierno del 4 maggio – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 15,18-21
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato».
“Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia”
Il Vangelo odierno contrappone il mondo ai seguaci di Cristo. Il mondo rappresenta tutto ciò che di peccato troviamo nella nostra vita. Una delle caratteristiche di chi segue Gesù è, dunque, la lotta contro il male, il peccato, nel pensiero, ragionamenti nel mondo.
Il cristiano, non può seguire i ragionamenti del mondo. Il criterio unico, definitivo e ineludibile è Cristo. Non è Gesù che si deve adattare al mondo nel quale viviamo; siamo noi che dobbiamo trasformare le nostre vite in Gesù. «Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre». Questo deve farci pensare.
Il cristiano deve mantenersi fedele a Cristo e al suo messaggio. Dio non ha bisogno di niente; ma l´uomo ha bisogno di stare in comunione con Dio e, la gloria dell’uomo, sta nel preservare e mantenersi al servizio di Dio.
Questa fedeltà può trarre molte volte la persecuzione: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Non dobbiamo aver paura della persecuzione; Dobbiamo temere piuttosto di non cercare con sufficiente desiderio adempiere la volontà del Signore.
Lasciamo che lo Spirito Santo ci trasformi per essere capaci di comunicare al mondo che la gioia più grande che possiamo vivere è lo stare in intimità con Lui.

#Gocce di Vangelo odierno del 30 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 14,27-31a

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.
Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

“Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”

Nel vangelo odierno leggiamo le parole dette da Gesù prima del sacrificio della Croce. Sulla Croce, con la sua morte vinse la morte e la paura e riscattò, con la sua sofferenza, i nostri peccati. Non ci da la pace «come la dà il mondo» (cf. Gv 14,27), ma lo fà attraverso il dolore e l’umiliazione: così dimostrò il suo amore misericordioso all’essere umano.
Durante la nostra vita è inevitabile la sofferenza, a partire dal giorno in cui il peccato è entrato nel mondo. Alcune volte si tratta di dolore fisico, altre di quello morale, in altre occasioni si tratta di un dolore spirituale…, e per tutti arriva la morte. Dio però, nel suo amore infinito, ci ha dato il rimedio per avere pace nel dolore. Lui ha accettato di “andarsene” da questo mondo con una “uscita” sofferente e avvolta di serenità.
Salendo verso il Padre, lui tornerà mediante lo Spirito che ci manderà (cf Gv 20,22). Senza il ritorno verso il Padre non potrà stare con noi mediante lo Spirito.
Gesù aveva terminato l’ultima conversazione con i discepoli. Il principe di questo mondo vorrà imporsi sul destino di Gesù. Gesù morirà. In realtà, il Principe, il tentatore, il diavolo, non può nulla contro Gesù. Il mondo saprà che Gesù ama il Padre. Questa è la grande testimonianza di Gesù che può spingere il mondo a credere in lui. Nell’annuncio della Buona Novella non si tratta di divulgare una dottrina, né di imporre un diritto canonico, né di unire tutti in una organizzazione. Si tratta, anzi tutto, di vivere e di irradiare ciò che l’essere umano desidera e che ha di più profondo nel suo cuore: l’amore. Senza questo, la dottrina, il diritto, la celebrazione sono: il niente.

#Gocce di Vangelo odierno del 29 aprile – rubrica di Santo Orlando

Gocce dal Vangelo odierno

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

«Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»

Il vangelo odierno mostra la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che i poveri di spirito trovassero in lui riposo e pace.
I sapienti di questo mondo, che da sempre hanno e giudicano tutto a partire dalla loro propria scienza, non sono capaci di capire la predicazione di Gesù (Mt 11,25), solo i piccoli lo capiscono ed accettano il Suo messaggio.
Solo i piccoli capiscono ed accettano la Buona Novella del regno. Gesù rivolge al Padre una preghiera: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te!” I sapienti, i dottori di quell’epoca, avevano creato una serie di leggi che imponevano alla gente in nome di Dio. Loro pensavano che Dio esigeva dalla gente queste osservanze. Ma la legge dell’amore, portata da Gesù, diceva il contrario. Ciò che importa non è quello che noi facciamo per Dio, bensì ciò che Dio, nel suo grande amore, fa per noi! La gente capiva le parole di Gesù e si riempiva di gioia. I sapienti pensavano che Gesù non aveva ragione. Non potevano capire questo insegnamento che modificava il rapporto della gente con Dio.
Gesù invita tutti coloro che sono stanchi a trovare in lui riposo. E’ la gente che vive stanca sotto il peso delle imposizioni e delle osservanze, della sottomissione alle liturgie inventate dagli uomini esigono. E dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte questa frase è stata manipolata per chiedere alla gente di essere sottomessa, passiva. Ciò che Gesù vuol dire è il contrario. Chiede alla gente di cominciare ad imparare da Lui, da Gesù, che è “mite ed umile di cuore”. Gesù non fa come gli scribi che si esaltano nella loro scienza, ma è come la gente che vive umiliata e sfruttata. Gesù, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che succede nel cuore della gente e ciò che la gente soffre.
Gesù ti conosce nelle profondità, sa le tue sofferenze e le tue preoccupazioni; affidati a Lui e il tuo giogo sarà dolce e soave.